martedì 24 maggio 2016

La mia vita con lo smartphone

Ebbene sì, mi sono piegata ed ho seguito la massa.
Adesso anch'io ho uno smartphone.
E, naturalmente, Whatsapp.
A mia parziale discolpa posso dire che ho "dovuto" farlo in previsione della vacanza studio che Diego farà a Malta (ma questo è un altro discorso).
Quando anche le mie compagne (età media 70 anni) di ginnastica chiacchieravano di messaggi e foto scambiate su facebook e whatsapp, mi sono sentita veramente fuori dal "giro".
Comunque, da tre giorni sono ufficialmente entrata a far parte della massa.
Ecco come è cambiata la mia vita.


E' ingombrante, fastidioso.
Il mio vecchio telefono era piccolissimo.
Per dire: quando non avevo tasche me lo infilavo nel reggiseno.
Ora dovrei essere Pamela Anderson per poterlo ancora fare.

La seconda telefonata che ho fatto è durata mezz'ora.
In realtà ho parlato per due minuti, poi non ho chiuso la chiamata. Me ne sono accorta mezz'ora dopo. Questo mi terrorizza.
Non per i costi.
La maggior parte delle mie conversazioni si chiude alla maniera di Bisteccone Galeazzi.
"Oh ciao, ci sentiamo mi raccomando!"
Click.
"Ma vaffanculo va".
Ecco... adesso il problema è quel click

Ci metto dieci minuti per scrivere un messaggio.
Ho il forte sospetto che la tastiera touch screen mi prenda per il culo.

La batteria dura il tempo di una scorreggia.
Prima ricaricavo ogni 3-4 giorni, adesso vado in giro a cercare prese della corrente come un drogato cerca un pusher.

Whatsapp mi ha aperto un mondo.
Di merda, aggiungerei.
Ci sono persone che non sento da anni che mi hanno scritto felicissimi di trovarmi lì.
Faccine piene di cuori e baci.
Mi chiedo: ma se mi vuoi così tanto bene e sei felice di sentirmi, per quale cazzo di motivo non mi hai mai mandato un messaggio in dieci anni? Per risparmiare 400 lire?

Per adesso ho fatto outing solo con il direttivo della società di rugby, che prontamente mi hanno inserito nel loro gruppo.
E niente, praticamente è un lavoro.
E sono solo in un gruppo.
A scuola continuerò a portare il mio vecchio telefono.
Se fate la spia potrei uccidervi.

sabato 7 maggio 2016

Sono io?

Alla prima provocazione rispondo educatamente con gentilezza e pazienza, anche con un accenno di sorriso.
Alla quinta provocazione rispondo educatamente spazientita, con lo sguardo perplesso.
Alla decima provocazione ti chiedo seria se per caso hai voglia di litigare o semplicemente ti diverti a farmi arrabbiare.
All'ennesima provocazione sbotto, ti mando a fanculo in tutte le lingue del mondo, con lo sguardo assassino e la pressione che sale alle stelle.

NO, non ho il ciclo. IO.
NO, non sono stressata. IO.
NO, non sono malata. IO.
NO, non sono matta. IO.
NO, non voglio vivere isolata dal mondo. IO.
NO, non credo che siano tutti sbagliati. IO.

SI, hai rotto i coglioni. TU.

Per me è semplice.
Oppure sono io?