martedì 11 ottobre 2016

E la stronza sono sempre io...


Ormai c'ho questa etichetta.
Stronza.
Non sempre in senso negativo, per carità.
Come se ci possa essere un lato bello nell'essere stronzi.
Stronza nel senso combattiva, con la situazione in pugno, che non si fa pestare i piedi.
Bello, ma sempre stronza rimango.
Ci stavo quasi facendo l'abitudine.
Se serve prendere il toro per le corna, ecco Pat.
Se c'è bisogno di dire a qualcuno che così non si fa, ecco Pat.
Se c'è bisogno di farsi rispettare, ecco Pat.
Ecco, Pat.
Pat si è rotta i coglioni di essere quella che non è. O almeno non lo è così tanto.
E' che molte persone che mi circondano sono bravissime a tirar fuori il peggio di me.
Mi fanno talmente incazzare, infuriare, o semplicemente mi torturano psicologicamente che esce fuori una brutta bestia che è dentro di me.
Fa comodo a tutti avere quella che fa la stronza al posto tuo.
In qualche libro ho letto una frase che più o meno dice che tutti abbiamo dentro due lupi, uno buono e uno cattivo, dipende da quale decidiamo di nutrire.
Ecco, il mio lupo nero è obeso.
Ma non posso dare la colpa agli altri per averlo nutrito a carboidrati e grassi saturi.
Sono io che ho permesso loro di farlo.
Ho fatto il loro gioco.
Ci sono cascata come una stupida.
Ma non mi fregano più.
Mi dispiace, belli.
Da oggi il mio lupo nero morirà di fame.
GAME OVER!

giovedì 6 ottobre 2016

Come sarebbe facile crescere figli mediocri...

Questa riflessione viene dai post della Puff e da questi ultimi mesi di mia esperienza personale.
Diego ha undici anni, nell'ultimo mese ha cambiato scuola (adesso è alle medie) e squadra di calcio (per comodità).  E' stato una settimana a Malta in vacanza-studio, lui che non aveva mai dormito una notte fuori casa nemmeno dalla nonna.
Quindi tempo di cambiamenti, nuove amicizie, nuovi professori, nuovo allenatore e nuove esperienze. Io sinceramente era un po' preoccupata, ma come al solito mi ha stupito. Ha affrontato tutto con una maturità e una naturalezza che gli ammiro. E naturalmente ci sono stati dei momenti di difficoltà.
"Quel prof non è tanto simpatico..."
"L'allenatore è troppo severo..."
"Ma Pinco non diceva di essere mio amico?"
E io lì ad ascoltare lamentele su prof. e allenatore, amici più o meno veri.
Tantissime ore passate a consolarlo, spronarlo, farlo ragionare, dargli ragione e il più delle volte dargli torto.
Perchè non è dandogli sempre ragione che lo farò crescere bene, perchè difenderlo sempre a prescindere è sbagliato.
Cerco di insegnarli tanti bei principi, trasmettergli tanti bei valori.
O almeno ci provo.
Vorrei solo che capisse le sue grandi qualità e che imparasse a rispettarsi e a farsi rispettare.
A capire che non sempre il mondo è un bel posto e non sempre le persone sono carine e simpatiche, ma che dipende da lui come li vuole affrontare.
A non scappare mai dalle situazioni, ma affrontarle a testa alta.
Ecco... fare questi discorsi con un undicenne, per di più molto sensibile, non è per niente semplice. Significa avere pazienza, taaaanta pazienza.
Significa usare la dolcezza e la comprensione, ma nello stesso tempo spronarlo a reagire.
Significa litigare perchè non gli do ragione, perchè mi ci metto pure io a complicare le cose.
Significa musi lunghi e pianti.
Significa mettersi in discussione come persona, come metodo di educazione.

E a questo proposito mi è venuto in mente:
"Ma quanto sarebbe facile crescere un figlio mediocre?"

"Mamma l'allenatore è troppo severo, mi ha anche ripreso mentre facevo un esercizio!"
"Cosa? Che stronzo!! Come si permette??? Se continua così cambiamo squadra!!!"

"Mamma la prof mi ha corretto una parola sulla verifica, ma l'avevo scritta bene! Mi ha detto che la prossima volta devo imparare a scrivere meglio!"

"Che troia la prof! Ma adesso non ti preoccupare ci vado a litigare e sistemo tutto"

Tre minuti e tutto sistemato.
Nessuna litigata. Nessuna discussione lunga ore.
Un figlio mediocre senza muso lungo. E pure contento.