venerdì 20 novembre 2015

Overbooking

Sono in "overbooking", il mio cervello prende più pensieri di quelli che riesce a gestire.
Il tipo (il mio cervello intendo) probabilmente è un megalomane e non si rende conto di avere un numero massimo di seghe mentali  pensieri di cui può preoccuparsi.
Lui prende prenotazioni con una disinvoltura pazzesca, "Forza venite avanti che c'è posto..." grida dalla mattina alla sera e pure la notte. Peccato che poi non cè nessuno che rinuncia all'ultimo momento.
Ma la situazione è drastica: i seggiolini lato finestrino sono tutti occupati da un bel pezzo e gli altri si riducono drasticamente day by day. Se prima riusciva a gestire 100, oggi a malapena ne fa 60.
Sarà che è fuori allenamento, sarà che la modestia non è mai stato il suo forte, fatto sta che mi ritrovo con piensieri seduti sulle ginocchia di altri pensieri e così via fino a formare una piramide che manco le migliori cheerleaders.
La soluzione? Beh se la sapessi non continuerei a scrivere un blog.
Ho preso un'agenda, scrivo qualsiasi cosa, respiro e spero che prima o poi sti cazzo di pensieri scendano da qualche parte. E soprattutto dovrò essere brava a non prendere altre prenotazioni.

venerdì 6 novembre 2015

La valletta di Sanremo

Ore 7.45. Porto a scuola Diego con la felpa e il giubbotto.

Ore 10.00 Indaffarata dal "lavoro" di casalinga, maniche corte e via andare.

Ore 12.00 Riprendo Diego, in macchina si suda anche con una maglia di cotone.

Ore 14.00 Abbiocco sul divano, sento freddo e mi infilo una felpa.

Ore 16.00 Partenza per il campo di calcio. La felpa ce l'ho ancora addosso e la macchina è infuocata, sudo come un cammello.

Ore 18.30 Aspetto Diego dopo l'allenamento, per fortuna mi sono portata il giubbotto e il foulard, fuori dallo spogliatoio c'è un vento gelido proveniente direttamente dal Polo Nord.

Ore 19.00 Scarico dalla macchina nell'ordine: spesa, borsone del calcio, immondizia varia, bombe a mano e trik-trak. Ovviamente risudo. Mi spoglio quasi completamente per preparare la cena.

Ore 20.00 Finita la cena, rimetto la felpa che ormai il sudore s'è bello raffreddato addosso a me.

Ore 20.30 Faccio una doccia, mi riprende freddo. Mi vesto "antistupro": metto sù tutto il pile che c'ho nell'armadio, compresi i pantaloni infilati nei calzettoni.

Ore 7.00 Mi risveglio scoperta e mezza nuda perchè naturalmente con tutto quel pile rischiavo l'autocombustione e inconsciamente nel sonno ha prevalso lo spirito di sopravvivenza.

Dieci cambi in 24 ore.
Sono pronta per Sanremo.

P.S.: in compenso c'ho la voce a metà tra Camilleri e un trans brasiliano (il nome si addice).

giovedì 5 novembre 2015

Attività a rischio fallimento (se tutti fossero come me)

1. LA PARRUCCHIERA.
Porto i capelli cortissimi da sempre e ormai da non so quanto tempo me li taglio e tingo da sola. Non sopporto andare dalla parrucchiera, in vita mia non ne sono mai uscita soddisfatta. Passare tre ore con una tipa che si preoccupa perché teme che mio marito mi sgriderà quando tornerò a casa con i capelli rasati anche no. E poi la tinta che mi costa come se avessi i capelli di Jessica Rabbit e farmi pagare la piega è veramente una presa per il culo.

2. L'ESTETISTA.
I massaggi anticellulite potrebbero funzionare su di me solo se a farmeli fosse San Gennaro in persona, ma credo che anche lui si troverebbe in difficoltà.
Per i peli ho trovato il mio equilibrio: una lametta Bic ad una lama, della serie rischio il suicidio per dissanguamento, ma se ci prendi mano ci metti 3 minuti senza feriti gravi e passa la paura. Certo che se non la passi spesso potresti essere scambiata per una spazzola lustrascarpe.
Per i baffi la storia è semplice: una confezione di strisce mi basta per più di un anno, il dolore è lo stesso e pure il risultato.

3. L'ERBORISTERIA
Betulla, finocchio, tarassaco...tisane che promettono miracoli. Certo, è vero. Ma nessuno ti dice che dovresti bere almeno 2 litri di brodaglia al giorno. Due litri per ogni tipo. Per tutta la vita.
E la crema alla cacca di cammello che ti liscia la faccia come un ferro da stiro?
Se vogliamo aiutarci con la natura sono d'accordo, ma non diciamo cazzate grosse.

4. LA MERCERIA
Premessa:
a malapena attacco un bottone. Se ho un calzino bucato lo butto, vado dai cinesi e me ne ricompro un paio nuovo. Magari arricchiti di plutonio che quando li togli al buio fanno le scintille e succede qualche scissione nucleare che il CERN se la sogna.
Ci "devo" andare solo una volta l'anno, per la recita di Natale di Diego. O meglio, ci dovevo andare. Perché questo è l'ultimo anno delle elementari e di conseguenza l'ultima recita (e qui parte il coro "Alleluja, allelujaaaaaaaa"). Sono andata al negozio di merceria ieri mattina. Un'esperienza extracorporale. Davanti a me c'erano 6 dico sei persone in fila, praticamente il 2% della popolazione del mio paese. A farla breve, tra stoffe e merletti, ho aspettato un'ora e mezza. C'è stata anche una che ha passato dieci minuti netti a scegliere tre strass per l'importo esorbitante di 60 centesimi, che io per quella cifra non ti do nemmeno un calcio in culo. E invece la proprietaria era gentilissima e molto interessata al lavoro che doveva fare la sua cliente. Queste donne in fila davanti a me sembravano bambini in un negozio di caramelle, si guardavano intorno con le stelline negli occhi. Si raccontavano dei lavori che stavano facendo, chi una gonna, chi un maglioncino, chi le scarpette da notte (siamo nell'800???). Il mio cervello si è staccato da solo come il contatore della luce quando accendi lavatrice e forno insieme. Non ce l'ha fatta ed ha staccato l'interruttore generale. Al mio turno, nonostante dovessi prendere 5 cose diverse, ci ho messo 6 minuti. Ma quella strana sono io.