sabato 16 novembre 2013

Un lavoro di merda


Prima chiacchieravo con Diego di Babbo Natale.
Penso che lui non ci abbia mai creduto, o forse non gliel'ho mai fatto credere o...non lo so.
Quando era piccolino parlavamo di Babbo Natale in maniera tranquilla, entrambi consapevoli della sua non esistenza anche se non ce lo avevamo mai detto chiaramente.
Un po' come le favole.
Le leggi, le racconti, ti piacciono, ma mica credi veramente che esiste una povera sfigata che fa la sguattera a sette nani rognosi che la tengono sequestrata in una merda di casa in mezzo al bosco, non vede mai nessuno e l'unica persona che le va a bussare è una vecchiaccia che le rifila mele avvelenate?
Dai...su...non scherziamo!!
Siamo uomini di scienza.
Stentiamo fortemente a credere alla presenza di un dio, mica possiamo credere a Babbo Natale?
Che poi magari dio non esiste e lui invece c'è eccome, e mi sta pure mandando a cagare!
Lasciamo perdere la fantasia, il sogno eccetera eccetera.
Non c'entra.
Mi piace pensare che possa esistere l'anziano signore leggermente (?) in sovrappeso e vestito di rosso (che sicuramente non lo slancia affatto!) che porta i regali a tutti i bambini del mondo (solo quelli buoni eh!?), ma non ci credo.
Così come parlo spesso del principe azzurro. Ma appena vedo un uomo con un paio di pantaloni un po' strettini penso subito alle sue dubbie tendenze sessuali, non credo mica che possa essere il principe!!
Divagazioni a parte, avevo cominciato a scrivere per dire che parlando con Diego e riflettendo è uscito che effettivamente Babbo Natale fa un bel gran lavoro di merda.
Praticamente è disoccupato (o, se gli va bene, in cassa integrazione) 364 giorni l'anno.

Poi un solo giorno all'anno è un vero e proprio inferno.

La colpa è tutta di quei piccoli stronzetti degli elfi che fanno il lavoro al posto suo per due caramelle al giorno, come tanti piccoli cinesi che lavorano ininterrottamente per una miseria.
Bastardi.
Gli elfi......e pure i cinesi va, che oggi sono buona visto che parlo di Natale.
Gli riempiono la slitta di pacchi da consegnare e se ne fottono della consegna.
Lo abbandonano al suo destino.
Lui, poverino, corre di qua e di là su una slitta (???? senti Babbo, ascolta, siamo nel 2013, fai una cazzo di chiamata alla Nasa che magari ti trovano qualcosa di più moderno e magari comodo così puoi mandare a fanculo quelle renne scorreggione).
Una nottata di merda.
Un lavoro di merda.
E se ai bambini non viene consegnato il regalo richiesto, a chi vanno i reclami?
A Babbo Natale naturalmente, anche se lui ha solo fatto la consegna.
Che vita di merda deve essere.
Ma, che volete, si dice che la crisi sia arrivata anche in Lapponia.
E anche Babbo Natale non può e non deve lamentarsi.

martedì 12 novembre 2013

Marchette


Butto un'occhiata sulle impostazioni del blog.
Vorrei cambiare qualcosa, ma tanto so che non lo farò.
Non amo cambiare.
Mi fermo su "Profitti" con tanto di icona con coppa e stella.
In pratica Blogger mi propone di guadagnare (buaaaahahahaahah!!!) con il mio blog.
Loro mettono degli sponsor "mirati", inerenti gli argomenti che tratto nei miei post.
Mi sono fermata e ho riflettuto.
Il mio non è un vero mummy-blog, quindi niente pubblicità di pannolini, pappette, creme antirossore.
Non è nenche un blog di cucina, quindi niente farine, lieviti, cioccolata e co.
Aspetta un attimo.
Di cosa parlo spesso nei miei post?
Ops.....vuoi vedere che Blogger mi mette a fare le marchette per le pillole antiacido?
O, peggio ancora, per le scarpe e l'abbigliamento da runner???
No no no no no....grazie.
Niente sponsor, please!

giovedì 7 novembre 2013

Il mondo delle telenovelas

Trascorro molto tempo a casa di mia madre (che poi non è così lontana, abita nell'appartamento sotto il mio). Vuoi per compagnia, vuoi per sbrigare qualche faccenda, vuoi per pranzare sono molto spesso a casa sua. E ho scoperto il mondo delle telenovelas (o soap opera che fa più figo!).
Mia madre ha fatto delle telenovelas un vero e proprio lavoro. Nel senso che ci trascorre almeno 8 ore al giorno, 5-6 giorni a settimana, 50 settimane l'anno. Se fosse stata stipendiata sarebbe milionaria.......vabbè lasciamo stare.
Dicevo, passando tanto tempo in casa sua mi sono imbattuta in diverse telenovelas.
Hanno origini diverse: c'è quella classica sudamericana, c'è quella tedesca (!), quella italiana, quella spagnola e naturalmente quella americana. Diversi i Paesi di origine, diversi gli anni in cui sono ambientate, diverse le storie (??) ma tutte hanno in comune delle cose.
1) I soldi non sono sinonimo di felicità, anzi. Quelli più ricchi sono sempre i più tristi, meschini, falsi o sfigati di tutta la storia. Belli per forza o comunque affascinanti passano le giornate a cercare di rovinare la vita a qualcuno e ad accoppiarsi in modo casuale.
2) Gli uomini, specialmente quelli ricchi, ragionano con un solo organo. E non è il cervello. Si lasciano abbindolare come polli da qualsiasi biondina faccia loro gli occhi dolci, senza un minimo di scrupolo o di razionalità. Bruciano famiglie, dilapidano aziende familiari ultra milionarie per una scopata con una che l'ha data cinque minuti prima anche a suo padre e a suo fratello.
3) C'è sempre il puttanone. Quella che aspira al potere e la dà via a tutti i soci di maggioranza della holding (purchè imparentati tra loro) e se non basta si scopa anche il fattorino, che non si sa mai. Puntualmente rimane incinta alla prima botta. Che io mi chiedo: sei un puttanone? Ma prenditi una cazzo di pillola porca puttana!! Pertanto si ritrova madre di cinque figli da sei/sette padri diversi (alcune paternità sono ancora oggi al vaglio della genetica).
4) I personaggi non invecchiano mai. Alcuni protagonisti della telenovela che va avanti da una vita hanno sempre la stessa età. Per esempio il puttanone ha sempre 35-40 anni anche se ha un nipote di 20. Misteri della scienza.
5) Ultimo punto fondamentale. Puoi smettere di seguire una telenovela per due anni, ma quando ricominci a vederla bastano dieci minuti per capire quello che è successo nelle ultime 600 puntate. E lì forse un dubbio che stai buttando il tuo tempo dovrebbe balenarti in testa.

martedì 5 novembre 2013

Sempre

Ho un miolione di cose da dire, da raccontare.
Ma non ci riesco.
C'ho il blocco.
Che se fossi Ken Follet sarebbe un bel cazzo di casino, ma sono Pat quindi......... 'Dove è il problema?'.
A quelli che mi dicono che non scrivo così spesso come prima, che se è tipo un diario dovrei scrivere tutti i giorni, vorrei spiegare alcuni punti fondamentali.
Uno.
E' un blog. Il MIO blog. Lascio dedurre il resto.
Due.
Ma se non c'ho niente da raccontare o non ci riesco o, semplicemente, non ne ho voglia? Ho firmato qualche contratto? C'ho delle scadenze da rispettare? Altrimenti posso scrivere come facevo nei temi delle elementari (li odiavo) "Mi sono alzata, mi sono lavata, ho fatto colazione, ho giocato con il gatto.....". Doveva e deve essere una cosa piacevole da fare. Punto.
Tre
Questo blog è la mia terapia. Il mio sfogo. L'ho creato con l'intento di far conoscere il mio punto di vista della realtà (a metà tra ironia e comicità) e invece mi sono ritrovata a scrivere di sentimenti profondi, di momenti belli, di periodi di merda, a filosofeggiare terra-terra, a riderci su. E' servito per guardarmi dentro come non avrei mai potuto fare neanche con il miglior psicoanalista del mondo.
Conclusione:
credo che il mio blog sia la massima espressione dell'egoismo che posso avere dentro. Non scrivo per gli altri, anche perchè ne leggo di post di persone che sanno veramente scrivere bene e conosco i miei limiti (porca quanti ce n'ho!!).
Questo periodo è un po' così.
Mi sonto persa, mi sono ritrovata, mi sto cercando o forse sono sempre stata qui.
Comunque sia mi rendo conto di non essere al 100% (non lo sono mai stata) e di non avere neanche tanta voglia di impegnarmi a raggiungerlo.
Semplicemente mi guardo intorno, godo del bello e rido.
Sempre.